Signorino – part.2

   “Non è come sembra”, disse lei, palesemente imbarazzata.

   “Ma che cazzo dici. Non devi preoccuparti, non ti giudico. E poi l’ho sempre saputo”.

Tanja mi guardava ancora con uno sguardo diffidente, ma più docile. Si era aggiustata la gonna, piegandola bene per darsi una parvenza di ordine. Ma l’espressione non riusciva a celare la sua voglia che si era arrestata inaspettatamente, ma che voleva continuare a battere fino a soccombere. Il suo petto era pieno dei suoi forti respiri.

   “Signorino, forse tutto questo è sbagliato”.

   “L’amore non è mai uno sbaglio. E il sesso è il fratello dell’amore, quindi non lasciarti frenare da false convenzioni sociali. Se lo vuoi, sarò felice di dartelo da gustare”. Squallido dialogo, ma era tutto quello che mi era venuto in mente in quel momento.

E così dicendo, senza aspettare una risposta che sapevo essere retorica, con la mano ravvivai il mio bel pisellone, rendendolo accettabilmente duro e presentabile ad una bocca vogliosa.

Tanja cedette ai suoi istinti primordiali e si mise arrendevole in ginocchio. Lo prese in bocca, spompinandomi magistralmente. Con la mano muoveva avanti e indietro la pelle dell’uccello, mentre con la lingua accarezzava e solleticava il mio glande. Il tocco era sicuro ma delicato, quel tanto che bastava per rendermi completamente succube del suo ritmo. Le labbra attorno alla cappella mi inebriavano di dolci ricordi. Tanja leccava e leccava. Le mie palle furono ben presto prigioniere dei suoi denti, che strinsero senza pietà. Mi piaceva. E le sborrai dritto sulla fronte e sui capelli.

   “Ah, signorino! Che bella sborrata!”.

Era strano il linguaggio che usava. Di solito il suo formalismo dell’est mi faceva quasi divertire. Ma ora sembrava una pornostar a tutti gli effetti.

Mi fissò, mentre si alzava. “Tu non mi conosci davvero. Non sai cosa ho fatto e di cosa sono capace”.

   Non aveva il sapore di una minaccia, ma comunque era vagamente misterioso l’avvertimento che aveva deciso di propormi in quel particolare momento. Decisi di non pensarci.

   “A tal proposto, Tanja”, iniziai prendendo la palla al balzo, “avrei una cosa da chiederti”.

Mi stava ascoltando, interessata. “Ormai è inutile nasconderti le mie abitudini, ehm…sul web. Non per giustificarmi, ma questo mi ha giovato molto nella vita, di come mi sento meglio…”.

   “E’ vero, signorino”, mi interruppe subito lei, “Ho notato anch’io che adesso è molto più sicuro e crede maggiormente in sé stesso. E questo è un bene”.

   “Precisamente. Il social voyeurismo mi giova, mi riempie, mi appaga. E mi rende una persona migliore: credo di più in me stesso e questo mi permette di fare cose che prima neanche immaginavo, vuoi per paura o per timore di sbagliare”.

   “In passato ho provato a scioglierla, signorino”, commentò con un filo di rassegnazione lei, “ma tutto sembrava vano. E poi c’era sempre suo padre che arrivava nel momento meno opportuno…”.

   “Non importa, non rivanghiamo il passato. Guardiamo al futuro!”. Le afferrai la testa tra le mie mani: “Tu mi arrapi, Tanja. Mi hai sempre eccitato, con i tuoi seni enormi ancora floridi e il tuo didietro bello sodo nonostante l’età”.

Lei si liberò dalla mia prese e fece un po’ la smorfiosa, specialmente quando sentì la parte che riguardava la sua età. Ma poi mi prese la mano. “Mi dica di cosa ha bisogno, signorino. Farò tutto quello che vuole”.

   La guardai attentamente. Aveva ancora il mio sperma tra i suoi capelli sale e pepe.

   La fissai negli occhi, e per fortuna lei capì all’istante. Sorrise. “Va bene. Se vuole, possiamo iniziare anche adesso”.

   Valutai lo stato del mio cazzo. Avevo da poco eiaculato, ma mi sentivo che non era un problema farlo rizzare di nuovo.

Presi il cellulare e lo puntai su Tanja. “Togliti piano la maglia, la camicetta e il reggiseno. Rimani con le tette al vento”. La filmai mentre eseguiva ubbidiente tutte le mie istruzioni.

   Il suo enorme seno riempì con onore lo schermo del mio cellulare. Stupendo, grosso, pieno. Stava ancora su nonostante l’età. La mia mano venne attratta senza pietà dalla mammella e si trastullò a lungo attorno ad essa, palpando e stringendo. Che bella sensazione! Il mio cazzo si stava indurendo. Filmai tutto.

   “Girati ora e mettiti a novanta”. Il suo culo apparve proprio davanti a me, bello tondo e sodo. Si sollevò da sola la gonna. Aveva ancora i collant neri, che ovviamente procedetti a levare. Arrivato però alle mutandine, reputai fosse più eccitante per lo spettatore vedere il filo dello slip spostato di lato, senza toglierle.

Che fica! Grande e soffice, bella gonfia di desiderio. Più in alto, il suo buchetto del culo socchiuso sembrava mi facesse l’occhiolino. Vi infilai d’istinto il pollice, tastando con il resto della mano la sua chiappa destra. Un culo bollente e stretto. Il mio cazzo faceva male da quanto era duro.

La mia mente andò in tilt. L’unico pensiero ormai era fotterla e basta. Infilare il mio coso dentro quella vagina, come un’ape cazzuta dentro il suo fiore di carne. E così feci. Continuavo a filmare.

   “Bello. Ce l’hai grosso, signorino. Lo sento. Fai piano, voglio che duri tanto”.

Iniziai a entrare con la cappella che batteva contro il clitoride, lentamente. Venne risucchiata subito. Poi continuai a spingere dentro tutto il cazzo. Ed entrò TUTTO! Fino alle palle. Che fica enorme!

   Scopammo a pecorina da dio. Io riprendevo ogni affondo: era fantastico vedere la mia carne entrare in lei, sparire in mezzo al suo culo e poi riapparire fiera, pronta per un nuovo affondo. Un cilindro rosso tra due sfere bianche. Avanti e indietro. Ancora e ancora.

   “Ahhh…ahhh…ahhh…”, alla fine venni. Fui accorto a riprendere per intero il lungo schizzo che produssi sulla schiena di Tanja. Continuai a sborrare ancora, bagnando entrambe le natiche della donna. Fu una cosa fantastica! Un orgasmo neanche paragonabile alle seghe mi facevo.

Fica batte mano.

   Stop. Pulsante premuto.

   Rinomina. Nome: “Oggi la prima fantastica scopata con la mia Tanja”.

   Allega file. Fatto.

   Invia. Postato.

   “Mi è piaciuto molto, signorino. Dovremmo rifarlo”.

   Ovvio. E questo è solo l’inizio!”.

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